A cura della Dott.ssa Luisanna Catalano
Modera la Dott.ssa Maria Francesca Valli
20 Giugno ore 20:30,Sala Falcone Borsellino, Via Battindarno 123, Bologna
“Mi metto seduta, preparo la siringa, mio marito mi guarda non sapendo cosa fare, osservo l’ ago a lungo, mi fa paura infilarlo nel ventre. Mi sento sola – Perché tocca a me e non a lui? – Premo veloce il liquido, in quel momento mi sento già mamma, perché una mamma dà tutto quello che ha per i suoi figli, ma la mia pancia è vuota ed il mio bambino non c’è ancora.”
(Riccio M. , La Cicogna Distratta, 2017)
Ansia e paura, ricerca di informazioni, isolamento sociale, intimità e legame di coppia messo a dura prova: la diagnosi di infertilità può comportare sentimenti di shock, incredulità, diniego, rabbia, disperazione. E’ un lutto difficile da elaborare perché riguarda non solo il presente ma anche la proiezione di sé nel futuro (Visigalli, 2015).
La difficoltà a concepire un bambino e/o una diagnosi di infertilità, fa entrare la coppia in contatto con la dimensione della perdita, portandola così, a fare i conti con il fallimento del proprio progetto generativo. L’infertilità è un’esperienza stressante che coinvolge ogni aspetto della vita personale e sociale e mina profondamente l’identità maschile e femminile: la prima perché tocca il tema della virilità, della capacità di riprodursi come rappresentazione della potenza sessuale e la seconda perché nega l’esperienza della maternità. Essa, tuttavia, non riguarda solo i partner coinvolti ma l’intera famiglia: la riproduzione, infatti, simbolicamente e culturalmente, tende alla continuazione della storia familiare e l’infertilità mette in discussione non solo la possibilità di diventare genitori ma anche quella di diventare nonni e zii. Una parte della sofferenza dei partner per la crisi del proprio progetto generativo è, pertanto, rappresentata dal rapporto con le aspettative familiari.
Il corpo che non genera è sentito come inadeguato, vuoto, mancante, difettoso ma al contempo è un corpo vivo, pieno di desiderio e di speranza. Il corpo sterile è un luogo di conflitto; esso parla di un dolore profondo, esprime un desiderio intimo, a volte totalizzante congelato nell’immobilità di una pancia vuota. “Prima di esistere nel corpo, il figlio vive nell’immaginario inconscio da dove nulla potrà espellerlo” (Vegetti Finzi, 1997).
Risulta fondamentale, così, per la coppia poter elaborare il dolore del lutto e la perdita delle proprie aspettative per maturare la possibilità di un altro progetto generativo nel quale investire, non per forza rappresentato da un figlio, ma da qualsiasi progetto che si identifica come terzo rispetto alla coppia.
Bibliografia
- Riccio, M. (2017), La cicogna distratta. Il paradigma sistemico-relazionale nella clinica della sterilità e dell’infertilità di coppia. FrancoAngeli editore.